In una mattina di sole, Dante Alighieri passeggia per le strade di Firenze: quasi per caso, egli sente le voci di un fabbro e di un asinaio che, durante il loro lavoro, recitano e storpiano le terzine della Commedia. Adirato, il poeta li assale, gettando in aria i ferri ammucchiati sui grandi tavoli di legno: la sua opera letteraria, infatti, non può essere deformata in maniera tanto grossolana da “attori” inesperti ed improvvisati. È lo scrittore Franco Sacchetti, alla fine del XIV secolo, a testimoniare così, nei racconti CXIV e CXV del Trecentonovelle, l’immediata fortuna “teatrale” del poema dantesco:
DOI: | https://doi.org/10.37307/j.1866-5381.2010.02.07 |
Lizenz: | ESV-Lizenz |
ISSN: | 1866-5381 |
Ausgabe / Jahr: | 2 / 2010 |
Veröffentlicht: | 2010-12-20 |
Seiten 334 - 347
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